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mercoledì 28 aprile 2010

I figli degli uomini

Anno: 2006.
Regia: Alfonso Cuaròn.
Interpreti: Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine.

Il 2027 è caos: guerre civili, degrado, miseria, violenza.
L'umanità è però afflitta da una piaga ancor più preoccupante: un male misterioso ha causato l'infertilità dell'intera popolazione femminile e la specie sembra destinata all'estinzione...da 18 anni non nascono più bambini. In tale apocalittico scenario, l'ex attivista politico Theo (un bravissimo Clive Owen), si troverà a dover gestire una faccenda a dir poco complicata, dovendo procurare un lasciapassare -le frontiere inglesi sono ormai blindate- per Kee, un'immigrata davvero speciale...
Fermandomi qui nel racconto della trama al fine di evitare spoiler, posso solo aggiungere che "I figli degli uomini" è un film assolutamente riuscito, a tratti stupefacente, soprattutto nel delineamento più che mai accurato di un futuro degenere, e soprattutto nella caratterizzazione dei suoi personaggi principali.
Cuaròn dirige un cast di spessore assoluto che mai lo tradisce, e si diverte di tanto in tanto ad infilare nella narrazione piccole perle di tecnica registica che aiutano a creare momenti di palpabile emozione (tensione, sgomento, dolcezza, speranza, assenza di speranza, speranza...). Quel tragitto in auto verso "L'arca delle arti" sulle note di "In the Court of the Crimson King" è infine una chicca.
Forse ad affossare gli incassi italiani di questo film ci ha pensato soprattutto un trailer che, assolutamente non all'altezza, fa annusare pellicola di tutt'altro livello...meccanismo stranamente invertito rispetto al solito.
NON guardate il trailer di "Children of men", guardate assolutamente "Children of men"!

Voto:


venerdì 16 aprile 2010

Il concerto


Anno: 2009.
Regia: Radu Mihaileanu.
Interpreti: Aleksei Guskov, Melanie Laurent, Dmitri Nazarov.

Teatro Bolshoi, Mosca, Unione Sovietica.
Il più grande direttore d'orchestra d'Europa viene interrotto nel bel mezzo di un concerto. L'accusa è di proteggere nemici dello stato, quei musicisti ebrei che forse nella Grande Madre Russia speravano libertà. Deportazioni, morti e, lentamente, l'oblio. Ai superstiti spetta una vita nella miseria, lontano dalla musica.
Teatro Bolshoi, Mosca, Federazione Russa.
Il direttore d'orchestra ora è un inserviente, spia dalla galleria le pessime prestazioni della nuova filarmonica. D'un tratto l'occasione, l'imbroglio: ricostruire l'antico gruppo e rubare un contratto alla formazione ufficiale di musicisti, per riscattarsi del passato, per terminare finalmente quel concerto mai finito, per rivivere il passato, nella maniera migliore, alla ricerca dell'armonia perfetta.
Che dire. a me questo film è proprio piaciuto. Sarà perchè ottimamente recitato, sarà perchè ti schiaffa dentro al modo di vivere russo nel modo più divertente possibile, sarà perchè è giocato tutto sul clichè, ma in maniera intelligente (per una volta al cinema), sarà perchè la fotografia merita una lode, in virtù di quelle bellissime inquadrature, mai invadenti, di Mosca e Parigi. Meravigliosa la trama, che vede un artista fallito mettere tutta la proprio vita in gioco pur di raggiungere in un concerto il suono perfetto. Interessante lo scopo "critico" del film, che sottolinea l'orrore di quella dittatura e la decadenza dell'odierna società russa, che, ugualmente al periodo staliniano, soffoca il suo popolo mantenendolo nella mediocrità.
Unica pecca: la mastodontica irrealtà della trama, che rende questo film una storia di pura finzione, nonostante i nobili propositi che si pone. Ma la perdoniamo, perchè dialoga magnificamente col tono prevalente della narrazione, quello leggero: a volte il miglior modo di parlare seriamente è quello di giocare.



Voto:




domenica 11 aprile 2010

Departures


Anno: 2008
Regia: Yojiro Takita
Interpreti: Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue

Fallita l'orchestra di Tokyo nella quale suona il violoncello, Daigo, disoccupato, farà ritorno con la moglie Mika al suo piccolo paese d'origine, dove il destino gli offrirà un nuovo lavoro molto particolare: il "tanatoesteta" (colui che prepara i morti alla crematura/sepoltura). Sarà l'inizio di un percorso che, fra mille difficoltà sociali e coniugali, lo porterà a scoprire una vera vocazione, nonché a rimarginare antiche ferite del passato legate alla sua vita familiare.
E' sempre difficile dare un giudizio equilibrato su pellicole che, pur provenienti dal lontano oriente, riescono a trovare spazio sui nostri schermi e, come questa, addirittura a meritarsi un oscar come miglior film straniero...si ha sempre la sensazione che esse giochino al limite fra la messa in scena e la celebrazione di una cultura tanto lontana, ed un contemporaneo tentativo di compiacimento dei canoni della grande distribuzione occidentale: chi, come il sottoscritto, non gode di profonda conoscenza della tradizione nipponica, fa sempre fatica a scorgere tali confini. Le difficoltà aumentano ovviamente in casi come questo, quando entrano in gioco anche pregiudizi culturali legati al passaggio dalla vita alla morte, al culto dei morti, alla superstizione ed al destino vocazionale.
Ad ogni modo, così a caldo, sento di poter dire che questo "Departures" sia un film molto carino: un giusto e proporzionato mix di drammaticità, riflessione e, perché no, umorismo grottesco, quest'ultimo a riequilibrare perfettamente i tempi della trattazione di una materia altrimenti troppo pesante. Forse un po' lento e prosaico il finale, quello sì decisamente occidentale, anche se comunque accettabile nel momento in cui evita di scadere nella retorica. Di gradevolmente "giapponese" troviamo invece la recitazione, soprattutto quella dei due protagonisti, a tratti quasi caricaturale, ma comunque di discreto livello.
Da parte sua, il regista si limita invece a svolgere il compitino senza lasciare segni particolari, il che non sempre è necessariamente da considerarsi un torto.

Voto:




lunedì 5 aprile 2010

On Evil Grounds


Anno: 2007.
Regia: Peter Koller.
Interpreti: Aleksandar Petrovic, Brigit Stauber.

Quando la Pasqua ti annoia oltremodo e vai a cercarti un'esperienza cinematografica "alternativa" per far passare il tempo...ebbene, potresti scoprire quasi per caso nuovi e (da te) finora inesplorati orizzonti della settima arte, oppure ritrovarti a rimpiangere gli interminabili pranzi coi parenti ed il finto interesse collettivo di fronte alla sorpresa nascosta nell'uovo di cioccolato del più piccino.
Con questo "On Evil Grounds", a me è successa la seconda che ho detto.
La mia attrazione (ahimè sempre più fatale) per il genere horror, incoraggiata anche da recensioni piuttosto positive scorte qua e là nel web, alcune delle quali che scomodavano nomi e paragoni piuttosto impegnativi (Stone, Cronenberg, Kitano, Leone...), mi ha portato a dare una possibilità a questa produzione low-cost austriaca, per poi trovarmi a pentirmene amaramente in un senso che, a posteriori, posso soltanto definire irritante. Irritante perché, ora che ne scrivo, mi rendo conto di come questo film mi stia privando anche della gioia fine a se stessa di poterlo stroncare in toto su un blog di cinema qualsiasi come questo, di fronte ad un pubblico di sparuti lettori: purtroppo per me, On Evil Grounds è un film girato con inaspettata sapienza registica per un giovane esordiente che, con quattro soldi ed attori non professionisti, dimostra talento e potenzialità davvero interessanti. La fotografia, la gestione degli spazi e l'uso di certe inquadrature, alcune trovate narrative, seppur qua e là esplicitamente ispirati ad altri autori, hanno sicuramente il loro perché.
Quello che mi ha fatto rimpiangere suddetti cliché pasquali, è semplicemente tutto il resto, a cominciare dalla catalogazione nel genere horror. O meglio, gli ingredienti dell'horror ci sarebbero tutti: la giovane coppia che cerca casa e si mette nelle mani di un viscido agente immobiliare, il quale si scoprirà essere "socio" di uno psicopatico che rapisce e tortura i possibili acquirenti, è quanto di più classico gli amanti del genere potrebbero ritrovare. Sennonché, tutto in questo film è improvvisamente -e quasi subito- stravolto, allo scopo di stupire, disorientare, (forse) divertire lo spettatore: le sprovvedute vittime non sono né tanto sprovvedute né troppo vittime, il cattivo è una ridicola caricatura di sé stesso, alcune delle vittime "collaterali" sono talmente stupide da meritare la morte oltre ogni aspettativa...Mostrandoci tutto ciò, la pellicola vira così su scenari surreali e di esplicita presa in giro del genere che, viste le premesse, appaiono francamente troppo, soprattutto agli occhi di uno spettatore cui si è inizialmente fatto "annusare" tutt'altro. Oltretutto, anche quel parlato austriaco così caricaturale (che io sappia non esiste una versione doppiata in italiano di questo film) ci mette del suo, facendo sembrare il tutto anche molto, troppo "krukko", kitsch oltre i limiti della decenza!
Durante quell'interminabile inseguimento stile "Tom e Jerry" fra il cattivo e la sua preda (e dico Tom e Jerry non a caso: il regista stesso sembra averli chiamati in causa quale fonte d'ispirazione), confesso che il mio LCD si è salvato per miracolo da una gragnuola di ovetti di cioccolata.

Voto:




sabato 3 aprile 2010

eXistenZ


Anno: 1999.
Regia: David Cronenberg.
Interpreti: Jennifer Jason Leigh, Jude Law, William Dafoe.

Sul finire del ventesimo secolo e cavalcando l'onda di uno dei più clamorosi falsi allarmi della storia (leggi Millennium Bug), spuntavano come funghi pellicole incentrate sul rapporto uomo-tecnologia, realtà reale vs. realtà virtuale etc. In particolare, l'overrated "Matrix" dava linfa al filone introducendo una nuova generazione di effetti speciali ed accaparrandosi la definizione di cult-movie del genere, oscurando tutta una serie di pellicole secondarie, ma spesso assolutamente degne di nota, tra cui questo "eXistenZ".
Il film prende il nome dal prodotto ideato dalla sua protagonista femminile, Allegra Geller: un nuovissimo videogioco che si configura come una realtà virtuale il più possibile completa, sempre diversa e modificabile a seconda di chi ci sta giocando; eXistenZ è un'esperienza talmente forte e realistica, da portare a volte i giocatori a confondere i diversi piani della realtà nei quali si troveranno ad interagire.
Ben cosciente che la mia personale passione per certi videogiochi e per alcune sfumature della poetica di Cronenberg potrebbe portarmi a sopravvalutarlo, ritengo comunque che il valore di eXistenZ, insito nell'introduzione (o rispolvero) di certe tematiche e soprattutto nel modo di affrontarle, sia a tratti da considerarsi assoluto ed oggettivo. Forse, ciò che "frega" questo film in partenza è quel suo porsi come prodotto apparentemente confezionato per un pubblico di pseudo-nerd o gamer un po' cresciutelli -in questo senso non aiuta la scelta di un cast sicuramente giovanile (anche se di ottimo livello) ed una campagna promozionale che è quanto di più lontano dal film d'autore si possa immaginare (il trailer originale la dice lunga a proposito...).
Eppure, nonostante sia in definitiva un thriller dalla trama assolutamente avvincente (e già consigliatissimo solo per quella), eXistenZ presenta spunti etici davvero interessanti, affrontati con la solita grande creatività visionaria dal regista de "La Mosca", il quale ha anche il merito di non limitarsi a mostrarci un certo tipo di realtà (o irrealtà?) in maniera del tutto a-critica ed a-valutativa, ma di riuscire a farci capire in ogni momento da che parte sta, anche se mai in maniera invadente o moralista: credo che questo sia un punto a favore del regista canadese, soprattutto in un momento cinematografico come quello che viviamo ora, nel quale molti autori, vecchi e nuovi, si concedono spesso di far passare sul grande schermo di tutto, rifiutandosi contemporaneamente di schierarsi e di dare un giudizio in prima persona su quello che ci stanno mostrando.

Voto: