Cineovo su Facebook!

Cerca nel blog

mercoledì 16 giugno 2010

Rosemary's Baby


Anno: 1968
Regia: Roman Polanski
Interpreti: Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon.

Avrei voluto vedere Rosemary's Baby al cinema, nel 1968.
Il motivo è molto semplice ed è la trama, che per un giovanotto cresciuto negli anni '80/'90 a pane e film horror, sa troppo, ma veramente troppo di già visto. Per non parlare di un finale semplicemente stucchevole nel senso più dispregiativo del termine (anche se mi rendo conto che trattasi di giudizio, quest'ultimo, del tutto soggettivo).
Fortunatamente questo film è molto di più della storia di una giovane coppia che si trasferisce in un appartamento maledetto, nonché di un thriller giocato sull'ambiguità dei suoi personaggi protagonisti e secondari. La regia è assolutamente magistrale (ma qui scopro l'acqua calda...) e l'interpretazione degli attori principali sempre all'altezza -Mia Farrow super, Ruth Gordon forse ancora meglio: la sua Minnie Castevet è eccezionale!
Ciò che ho apprezzato di più, è però una gestione della tensione tutta personale da parte di Polanski: o meglio, quel suo annullare completamente qualsiasi senso di timore/angoscia che le tematiche del film dovrebbero sottendere, col risultato d'incollare lo spettatore (o almeno il sottoscritto) alla poltrona, al progressivo crescere di un'ambiguità quasi fastidiosa.
Certi sogni e visioni, più o meno reali, della protagonista, hanno infine un sapore fortemente pre-lynchano che non ho potuto fare altro che apprezzare.
Oltre l'aspetto puramente narrativo, Rosemary's baby è dunque un classico assolutamente consigliabile.

Voto:



lunedì 7 giugno 2010

Secretary



Anno: 2002.
Regia: Steven Shainberg.
Interpreti: Maggie Gyllenhaal, James Spader.

Di zapping in zapping, mi imbatto in una notte insonne in "Secretary", titolo che proprio non mi dice niente. Decido di dargli una chance, più che altro per non dovermi arrendere a qualche odiosa replica di un telefilm anni '80, e rimango di sasso, inchiodata davanti alla tv.
In un ufficio meraviglioso, più simile a un atelier di moda, un "incravattatissimo" avvocato tempesta di sadiche attenzioni l'introversa quanto sciatta segretaria, la quale in virtù di certi suoi squilibri psichici accetta in silenzio le di lui vessazioni. Nonostante questo, tra i due nasce una sorta di perversa complicità emotiva che li tiene incollati l'uno all'altra, in bilico tra desiderio, repulsione e incomprensione, fino a quando finalmente non vengono travolti da un non poi tanto platonico amore tra schiava e padrone, da entrambi celato ad arte. La metafora è semplicissima, ma molto potente: l'amore è assoluto e può manifestarsi in ogni forma, salvando dalla solitudine anche chiunque si senta diverso nella propria sessualità.
Il resto della trama non la dico, perchè questa commedietta ve la dovete guardare, se sapete reggere una generosa dose di humor nerissimo: non solo è ben recitata, grazie soprattutto a una Maggie Gyllenhaal superlativa, e ben diretta sia tecnicamente che dal punto di vista estetico, ma è soprattutto divertente, senza essere (troppo) volgare.
Unica critica che posso alzare a "Secretary" è che banalizza in maniera molto grossolana il problema dell'autolesionismo, non approfondendolo minimamente nel personaggio di "Lee" e trattandolo superficilmente quasi alla stregua di una predisposizione al masochismo.
Per il resto, film consigliatissimo.


Voto: