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mercoledì 22 settembre 2010

Dorothy Mills


Anno: 2008
Regia: Agnes Merlet
Interpreti: Carice van Houte, Jenn Murray

Dorothy, adolescente baby-sitter, è incolpata di aver attentato alla vita del neonato affidatole, ma sembra non ricordare nulla; la psichiatra incaricata di seguire il suo caso si troverà di fronte a qualcosa di possibilmente più inquietante di una "semplice" personalità multipla...
Tema e trama per nulla originali per questa produzione franco-irlandese: il classico gioco sospeso fra il thriller psicologico ed il soprannaturale inspiegabile; tuttavia il "mistero" è costruito piuttosto bene ed il ritmo si rivela "lento al punto giusto".
I punti forti della pellicola sono sicuramente una fotografia fredda e tetra quanto basta, la quale contribuisce a creare un'atmosfera fortemente inospitale (la storia si svolge in una piccola comunità insulare irlandese), e soprattutto le ottime interpretazioni delle due attrici protagoniste, in particolare quella della giovane Jenn Murray (Dorothy), veramente sorprendente.
Per il resto un prodotto in definitiva sufficiente e mai noioso, anche se ben lontano dal creare i grandi picchi di tensione che il trailer qui sotto sembra promettere...

p.s.: il film è per ora reperibile solo in lingua originale (un gustoso irlandese) sottotitolato.

Voto:








venerdì 17 settembre 2010

Pelham 1-2-3

Anno: 2009
Regia: Tony Scott
Interpreti: John Travolta, Denzel Washington

John Travolta è il cattivo: tiene in scacco la città di New York prendendo in ostaggio, insieme ad un manipolo di ex-galeotti come lui, un vagone della metropolitana. Denzel Washington è il buono: pezzo grosso dei trasporti pubblici newyorkesi che, sotto inchiesta per corruzione e momentaneamente declassato allo smistamento convogli, si troverà per caso in comunicazione radio con l'attentatore, nel ruolo ormai cinematograficamente più che "approfondito" di negoziatore.
Un classico action-movie, remake di una pellicola degli anni '70, che ha nel ritmo e nella spettacolarità delle scene d'azione i suoi principali, se non unici, punti di forza. Il resto rimane in piedi grazie alla senza dubbio capace regia "d'azione" del fratello d'arte (sì sì, esattamente quello Scott a cui state pensando) ed alla discreta interpretazione dei due pezzi da novanta del cast.
Non credo sia il caso di soffermarsi troppo sulla scarsa credibilità di alcune scene, su evidenti lacune nella gestione di tematiche secondarie sottese (per esempio quella del buono che non è proprio eroe senza macchia), e su alcuni evidenti buchi nella sceneggiatura [spoiler]: se volessi semplicemente speculare in borsa grazie al crollo di titoli causato da un attentato, magari pagherei delle persone per compierlo, mica rischierei la pelle in prima persona, e per di più in maniera del tutto anonima, giusto?!? [spoiler end].
In generale si ha quel che ci si aspetta da un film del genere, anche se siamo ben lontani dal livello dei cult d'azione sfornati a cavallo degli anni '90 (trilogia di Die Hard, per fare un esempio).
Se non altro perché le basette di John Travolta hanno sempre il loro perché, questo Pelham 1-2-3 è promosso per il rotto della cuffia...a patto che prima di accenderlo siate disposti a spegnere il cervello.

Voto:



domenica 12 settembre 2010

La parola ai giurati


Anno: 1997
Regia: William Friedkin
Interpreti: Jack Lemmon

Una volta tanto ho scelto ciò che mi ha offerto la tv, ed è stato questo "Twelve Angry Men", film già visto anni or sono e che ha solleticato nuovamente il mio interesse.
C'è da dire che la presente recensione parte già zoppa, avendo come oggetto un film per la tv che in realtà è un remake dell'omonimo girato nel 1957 da Sidney Lumet, interpretato da Henry Fonda, pluripremiato ed osannato con voti altissimi sull'Internet Movie Database: dato che il punto forte dell'opera è sicuramente la sceneggiatura e la sua originalità, direi che prima o poi un'occhiatina all'originale andrà data, anche se questa versione di Friedkin ("L'esorcista", "French Connection", il recensito "Bug"), con Jack Lemmon tra i protagonisti, merita sicuramente rispetto.
Il film è ambientato interamente in una stanza, dove dodici giurati si riuniscono per decidere il verdetto di un processo per omicidio di primo grado. Le iniziali convinzioni di undici di loro verranno progressivamente messe in dubbio ed intaccate dall'unico non-colpevolista (più che innocentista), fino ad insinuare il "ragionevole dubbio"...
Come detto, un'opera coraggiosa che sfrutta al minimo le infinite possibilità artistiche ed espressive offerte dalla settima arte, concentrandosi soltanto su dialoghi (molto ben scritti), interpretazione (buona per la maggior parte degli attori) e giochi minimali, ma sicuramente capaci, di inquadrature.
Interessante esperimento formale, ammesso che non si soffra di claustrofobia cinematografica e si tolleri la dialettica fine a se stessa!

Voto:


venerdì 10 settembre 2010

Shelter

Anno: 2010
Regia: Mans Marlind
Interpreti: Julianne Moore, Jonathan Rhys Meyers

Julianne Moore è una psichiatra forense alle prese con un caso molto particolare, il quale non solo metterà in crisi le sue certezze di donna di scienza, ma che finirà per privarla di gran parte di quello che ha e lasciarle la fede come unico appiglio ed ancora di salvezza.
Film sicuramente ben girato ed altrettanto ben interpretato questo "Shelter" (da non confondersi con l'omonima pellicola del 2007 di Jonah Markowitz), per ora reperibile soltanto in lingua originale. Regia, musiche e fotografia, perfettamente in linea con il genere thriller-para-psicologico, si fondono ottimamente in un apprezzabile crescendo di tensione e mistero per almeno un'ora di pellicola (la seconda parte del film, da questo punto di vista, delude ed annoia un po'). La trama è sufficientemente originale, anche se la parziale imprevedibilità del suo dipanarsi è schiava di una sorta di tira-molla fra generi che potrebbe un po' confondere lo spettatore e soprattutto irritarlo: una volta convinti di trovarvi di fronte ad un legal-thriller ben confezionato, finirete immersi in un horror a tutti gli effetti, solo decollato un po' in ritardo...apprezzerete o disprezzerete a seconda dei vostri gusti ed aspettative.
In definitiva un prodotto confezionato sufficientemente bene e blandamente consigliabile per gli amanti del genere...senza lode né infamia.

Voto:





sabato 4 settembre 2010

Manolete

Anno: 2007
Regia: Menno Meyjes
Interpreti: Adrien Brody, Penelope Cruz

Questa trasposizione cinematografica di un pezzetto della vita di Manuel Rodrìguez Sànchez, uno dei più grandi toreri di Spagna, seppur bistrattata da gran parte dei critici e vista in Italia praticamente da quattro gatti, a me è piaciuta.
Non si tratta di voler fare gli alternativi a tutti i costi: è vero che a livello biografico "Manolete" risulta per certi versi dissacrante rispetto all'immagine di colui che in Spagna era ed è considerato un semidio...dissacrante nonché riduttivo: come detto, l'opera si concentra solo sugli ultimi mesi del torero, quelli di massima vulnerabilità e timore, legati alla sua storia d'amore e tormento con l'aspirante attrice Lupe Sina; se ne ignora soprattutto l'educazione e l'ascesa in un momento storico delicato (e solo abbozzato) come quello franchista, insieme a molti altri elementi "di contesto" effettivamente trascurati. E' doveroso però sottolineare come mai, nel corso della pellicola, sembrino esserci pretese prettamente biografiche da parte dell'autore e che molti dettagli, tra cui alcuni iniziali, devono essere palesemente romanzati: in questo senso l'opera è onesta nelle sue intenzioni, e come tale deve essere giudicata.
Tema di fondo della pellicola è il cambiamento interiore del protagonista nel passaggio cruciale tra il nulla ed il qualcosa da perdere, da cui la difficile convivenza tra il Semidio nell'arena e l'Uomo nella vita di tutti i giorni, e soprattutto nell'amore.
Adrien Brody è sicuramente all'altezza del ruolo, facilitato da una somiglianza fisica e di espressioni veramente sorprendente con l'originale torero triste. Penelope Cruz vive ormai di quello slancio almodòvariano che la rende capace, quasi per inerzia, di bucare lo schermo e di riuscire sempre, in questo tipo di interpretazione, ad affascinare (almeno il sottoscritto). A coadiuvare i protagonisti c'è una regia molto curata nei dettagli, che forse si lascia un po' troppo prendere la mano nel finale, scherzando eccessivamente con il fuoco del melodramma.
Ad ogni modo, e se non altro per avermi per un attimo quasi commosso, "Manolete" è promosso, in barba alle stroncature ed ai ridicoli 250.000 euro incassati in Italia.

Voto:







mercoledì 1 settembre 2010

After.Life

Anno: 2009
Regia: Agnieszka Wojtovicz-Vosloo
Interpreti: Liam Neeson, Cristina Ricci

Interessante sorpresa questo "After.Life", film non ancora uscito in Italia e reperibile in inglese sottotitolato.
Trattasi di un thriller sospeso a metà fra il soprannaturale e lo psicologico: "sospeso" in quanto giocato interamente sull'inquietante interrogativo riguardante la morte (vera o presunta?) della protagonista...così, a seconda dei momenti, quella interpretata da Cristina Ricci appare come un'anima tormentata incapace di accettare il passaggio dalla vita alla morte che il misericordioso beccamorti Liam Neeson ha il compito di "traghettare" nell'aldilà, oppure come vittima, viva e vegeta, dello stesso becchino, che in questo secondo caso vestirebbe i panni dello psicopatico serial-killer. Lascio allo spettatore il compito di trovare la sua risposta, limitandomi ad osservare quanto l'interrogativo sia stato assolutamente ben costruito.
L'esordiente regista polacca dal nome impronunciabile (mi ricorda un po' una gag di Aldo Giovanni e Giacomo...), mostra di sapere il fatto suo (quantomeno tecnicamente), curando ottimamente i particolari e creando i giusti picchi di tensione, in ogni momento aiutata dall'ottima interpretazione dell'ormai consumato attore irlandese e di una Cristina Ricci comunque discreta -questo a prescindere dal fatto che reciti la quasi totalità della parte senza vestiti.
Nel complesso, pur non trattandosi di un film d'autore, After.Life rimane un esordio interessante, che si gioca bene la carta di uno screenplay ambiguo e coinvolgente al punto giusto.
Non ho reperito notizie precise sull'uscita in Italia, per ora allego il trailer in lingua originale.

Voto: