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mercoledì 27 aprile 2011

Habemus Papam


Anno: 2011
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli, Roberto Nobile, Nanni Moretti, Margherita Buy

Nuove dallo splendido cinquantenne: "Habemus Papam".
La redazione naturalmente si è subito fiondata al cinema (semi deserto, ahimè, nel giorno dell'uscita) per cotanta visione e, va detto, ne è rimasta più che soddisfatta.
Sottolineo innanzitutto l'aspetto rivoluzionario che "Habemus Papam" apporta alla filmografia morettiana: il protagonista di questo non è l'onnipresente Nanni Moretti, nè tantomeno la "nannità" di una storia. Incredibile dictu. In questo film, infatti, il dichiarato protagonista del plot è un concetto, piuttosto del solito Michele Apicella declinato in varie salse, tutte peraltro gustose: l'inadeguatezza. Cioè ciò che pervade un Celestino VI, appena proclamato dal Conclave, a ritirarsi nella propria solitudine e a fuggire dalla propria chiamata. Proprio questo rende "Habemus Papam" un film fruibile a tutti: Moretti si mette un po' da parte (non troppo, intendiamoci, lo si percepisce in ogni scena), rendendo godibile la pellicola anche a quella buona parte di pubblico che lo giudica solo "un insopportabile antipatico" , invece di "un insopportabile e adorabile antipatico", come a me, una morettiana convinta, piace definirlo.
Dal concetto di inadeguatezza si sviluppano gli altri nodi contenutistici della storia: l'umanità degli uomini di Chiesa, la sostanziale critica alla "psicanalisi", la possibilità di dire "no" al proprio destino.
Il resto è già stato detto da qualsiasi critico cinematografico: ottime le recitazioni (graziosissima quella di Margherita Buy!), divertentissime le battute di spirito, ben scritta la sceneggiatura, non eccelsa la fotografia (beh ma qui siamo in casa Moretti, dove l'estetica alla Fellini non ha mai voluto imporsi!).
Mi permetto in due righe di rispondere alla cicciuta polemica scaturita dall'ottusità filo-(superficial-) clericale di taluni (deo gratias non di tutti): non vi è OGGETTIVAMENTE in "Habemus Papam" alcuna offesa alla Chiesa Cattolica, alla persona o alla missione del Santo Padre. I personaggi "ecclesiastici" del film vengono ritratti tutti in quanto uomini, non in quanto Servi di Dio, e non credo sia un'offesa dare a un Cardinale dell'"uomo". Se vi fosse stata ironia o leggerezza nel ritrarre un Cardinale in qualità di Servo di Dio, sarei stata la prima a tacciare il regista di irrispettosità verso la Chiesa. Ma così non è stato, Moretti si è tenuto a chilometri di distanza da questa gaffe, dimostrando la propria intelligenza.
Allego un paio di link relativi giustappunto a questa polemica, a mio dire sterile:



Habemus censuram?


Voto:







martedì 12 aprile 2011

Il mio vicino Totoro


Anno: 1988
Regia: Hayao Miyazaki
Interpreti: -

Ritornate ad un'infanzia spensierata ma autentica, immaginando di trasferirvi con la vostra famiglia in una grande e vecchia casa infestata da spiriti buoni, all'ombra di un mastodontico, immenso albero della canfora. Rivivete una fanciullezza capace di godere spropositatamente delle piccole cose belle e di quelle sconosciute, ma anche di disperarsi oltre misura per quelle temute e meno belle, secondo quel "sano bipolarismo" che è proprio soltanto dei sentimenti più infantili. Infine immaginate, un giorno, di scoprire d'avere un vicino di casa speciale, lo spirito buono del bosco, l'immensa e confortante palla di pelo che non parla, che è schiva e goffa eppure tanto potente e misteriosa, pronta a comparire insieme con la sua schiera di amichetti bizzarri, per aiutarvi quando avete bisogno o confortarvi quando siete tristi.
Questo è Il mio vicino Totoro. Un'opera meravigliosa nella sua disarmante semplicità: semplicità di ciò che succede, semplicità di come ciò è raccontato...tanto lontana dalla "nostra" animazione computerizzata e dal "nostro" 3D sempre più realistico e sempre più freddo, quanto incredibilmente magica.

Voto:






mercoledì 6 aprile 2011

127 Ore


Anno: 2010
Regia: Danny Boyle
Interpreti: James Franco

La nona opera del regista-di-Trainspotting narra la disavventura dell'alpinista Aaron Ralston, rimasto imprigionato in un canyon (indovinate per quanto tempo?) a causa di uno sfortunato incidente. Tutto qui.
127 ore va poco al di là dell'interessante dipanarsi della storiella realmente accaduta e del raccoglimento della sempre meritevole sfida, seppur spesso più avvincente per il regista che per lo spettatore, data dal portare su grande schermo una sceneggiatura che prevede, in pratica, un solo personaggio.
Per il resto, pellicola tutt'altro che indimenticabile, nonostante la ormai sapiente mano registica e la buona interpretazione di J. Franco...alcune trovate narrative, flash back e visioni sembrano asservite allo scopo di raggiungere una durata minima accettabile più che un vigore espressivo degno di nota, e se apprezzabile merito dell'opera è quello di non scadere mai nell'eccessivo melodramma, suo limite è sicuramente, altra faccia della medaglia, l'incapacità pressoché assoluta di emozionare e, di conseguenza, di lasciare il segno.
Solo guardabile.


Voto: