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lunedì 15 febbraio 2010

Stalker


Anno: 1979
Regia: Andrej Tarkovskij
Interpreti: Aleksandr Kajdanovskij, Anatolij Solonicyn, Nicolaj Grin'ko.

"Che si avverino i loro desideri,
che possano crederci.
E che possano ridere delle loro passioni.
Infatti, ciò che chiamiamo passione,
in realtà non è energia spirituale,
ma solo attrito tra l'animo ed il mondo esterno.
E soprattutto, che possano credere in se stessi,
e che diventino ingenui, come bambini:
perché la debolezza è potenza, e la forza è niente.
Quando l'Uomo nasce è debole e duttile,
quando muore è forte e rigido.
Così come l'albero,
che mentre cresce è tenero e flessibile,
e quando è duro e secco, muore.
Rigidità e forza sono compagne della morte,
debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'Esistenza.
Ciò che si è irrigidito non vincerà".

Solo apparentemente un film di fantascienza, Сталкер è in realtà un lungo viaggio nel profondo della coscienza e della possibile conoscenza umana: un viaggio intriso di forti simbolismi e metafore.
Un Professore ed uno Scrittore (i due personaggi, senza nome, saranno così definiti per tutta la durata del film), decidono di inoltrarsi nella "Zona", territorio interdetto ai non autorizzati che si trova appena fuori la città, e nel quale le normali leggi della fisica risultano stravolte per cause non ben definite. Per accompagnarli assoldano una guida, un cosiddetto Stalker, il cui compito sarà quello di guidarli fino alla misteriosa "stanza", luogo che, secondo quanto si dice, è in grado di esaudire i desideri più profondi di chi riesce a giungervi. L'escursione nell'insidioso territorio sconosciuto, nient'altro se non l'allegoria dell'Uomo alla perenne ricerca di se stesso, sarà il teatro di lunghe digressioni e discussioni fra il Professore-scienziato e lo Scrittore-intellettuale, il primo a favore di un approccio conoscitivo scientifico-razionale, il secondo più propenso ad un atteggiamento empatico ed artistico, ma per questo anche più disincantato e scettico (nichilista, direi). A fare da mediatore, lo Stalker: colui che ha visto i desideri altrui avverarsi ed ora ha paura, ha smesso di sperare e di desiderare "la stanza" (semplicemente vi ci accompagna gli altri), e che dalla sua posizione fortemente a-valutativa ed immune da qualsivoglia dogmatismo, risulterà in definitiva il più saggio.
Per le tematiche sottese, Stalker è pellicola che trascende il genere fantascientifico in tutti i sensi, e lo fa sicuramente senza paura: alcune scene sono di una staticità snervante, e certi dialoghi spossanti nella loro pesantezza. Eppure, l'ansia del pericolo che incombe (la Zona è sempre ostile a coloro che vi si addentrano clandestinamente) ed il fascino della meta misteriosa da raggiungere, semplici artifici narrativi al servizio dei significati ultimi che il regista vuole comunicare, contribuiscono a tenere la tensione sempre alta, in un'atmosfera difficilmente definibile se non con un semplice...strana. Se a ciò aggiungiamo un finale che non poteva che rimanere aperto ed un'ultima scena piuttosto inquietante nella sua inesplicabilità, ecco che si chiude il cerchio di un'opera certamente stimolante, enigmatica, fascinosa, aulica, oserei dire.
A livello stilistico, mi sono fortemente rimasti impressi i caratteristici primissimi piani ricorrenti dell'erba, dell'acqua stagnante e delle alghe, sui quali ancora m'interrogo...e non ho potuto non adorare il repentino passaggio dal bianco e nero opprimente -fuori la Zona- al colore che dà respiro e senso di libertà -dentro la Zona: come se, nonostante il pericolo dell'ignoto, un'esistenza intrisa d'incessanti ricerche e domande sia comunque migliore della sicurezza di una squallida routine regolata da "leggi fisiche" costanti (lo Stalker stesso, noncurante dei pericoli e della devastazione fisica che la sua frequentazione causa, sembra essere schiavo della Zona: non può evitare di farvi periodicamente ritorno...).
Insomma, più scrivo di Stalker e più mi rendo conto di quanto sia complicato commentarlo... è un film da vedere, a patto che si accetti in toto la sua lentezza, la sua atmosfera surreale e la stucchevolezza di alcuni dialoghi: solo così lo si potrà apprezzare, trovandovi infiniti spunti di riflessione...per ora, non mi sento di dargli il massimo dei voti perché credo che ci sia troppo di non detto, di "lasciato allo spettatore"...ho ancora le vertigini!

Voto:




Curiosità: "Antichrist" di Lars von Trier, dedicato allo stesso Tarkovskij, è intriso di citazioni da Stalker.

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