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domenica 25 ottobre 2009

Antichrist

Anno: 2009
Regia: Lars Von Trier
Interpreti: Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg.

Al discusso e discutibile genio danese, che ammetto di conoscere pochissimo, ho deciso di avvicinarmi partendo dalla sua ultima opera, sicuramente altrettanto discutibile e discussa. Devo confessare d'esserne stato attirato soprattutto per i feroci attacchi sferrati al regista dopo la presentazione a Cannes, per le accuse di voler stupire e scandalizzare a tutti i costi, fino alle ipotesi di presunte malattie e disagi mentali d'ogni genere - con "Antichrist" Von Trier, per sua stessa ammissione, ha voluto uscire allo scoperto dopo un lungo periodo di depressione, portando sullo schermo tutte le sue ossessioni ed i suoi turbamenti più profondi.
E' difficile approcciare una pellicola del genere, e soprattutto cercare di giudicarla, prescindendo da quanto detto sopra...volendoci provare a caldo, appena visti scorrere i titoli di coda, posso dire soprattutto d'essermi trovato di fronte ad un'opera certamente coraggiosa ed estrema, intrisa di forti valenze simboliche riguardanti il rapporto fra Uomo e Donna (o forse Regista-Donna?), dove non sempre è chiaro il confine fra visione e realtà, fra irrazionale e razionale, fra malattia e lucidità. Dualismi talmente forti da dare quindi origine anche alle inevitabili dicotomie critiche cui ho fatto cenno: enorme bufala o opera d'arte? Ciò che è certo è che si tratta di un film unico, la cui catalogazione accademica nel genere horror risulta quantomeno riduttiva.
Non si può ad ogni modo non spendere una parola per l'interpretazione, a mio giudizio superba, dei due attori protagonisti: una "Lei" stravolta e portata all'esaurimento dai sensi di colpa e da ulteriori, ennesimi dualismi interiori, un "Lui" che vede lentamente crollare le sue certezze razionali di psicoterapeuta, finendo per contemplare stralunato il vuoto.
Poche righe infine per ricordare quel Prologo meraviglioso, esteticamente sublime per scelte visive e sonore, tecnicamente perfetto, ed altrettanto sapientemente bilanciato da un Epilogo che lo richiama, sulle medesime note di Handel, con immagini volutamente contrastanti, di perdizione e disarmonia, come se il genio stesse beffardamente sussurando..."guarda che so perfettamente quello che faccio".
Voglio osare.

Voto:


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