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lunedì 7 giugno 2010

Secretary



Anno: 2002.
Regia: Steven Shainberg.
Interpreti: Maggie Gyllenhaal, James Spader.

Di zapping in zapping, mi imbatto in una notte insonne in "Secretary", titolo che proprio non mi dice niente. Decido di dargli una chance, più che altro per non dovermi arrendere a qualche odiosa replica di un telefilm anni '80, e rimango di sasso, inchiodata davanti alla tv.
In un ufficio meraviglioso, più simile a un atelier di moda, un "incravattatissimo" avvocato tempesta di sadiche attenzioni l'introversa quanto sciatta segretaria, la quale in virtù di certi suoi squilibri psichici accetta in silenzio le di lui vessazioni. Nonostante questo, tra i due nasce una sorta di perversa complicità emotiva che li tiene incollati l'uno all'altra, in bilico tra desiderio, repulsione e incomprensione, fino a quando finalmente non vengono travolti da un non poi tanto platonico amore tra schiava e padrone, da entrambi celato ad arte. La metafora è semplicissima, ma molto potente: l'amore è assoluto e può manifestarsi in ogni forma, salvando dalla solitudine anche chiunque si senta diverso nella propria sessualità.
Il resto della trama non la dico, perchè questa commedietta ve la dovete guardare, se sapete reggere una generosa dose di humor nerissimo: non solo è ben recitata, grazie soprattutto a una Maggie Gyllenhaal superlativa, e ben diretta sia tecnicamente che dal punto di vista estetico, ma è soprattutto divertente, senza essere (troppo) volgare.
Unica critica che posso alzare a "Secretary" è che banalizza in maniera molto grossolana il problema dell'autolesionismo, non approfondendolo minimamente nel personaggio di "Lee" e trattandolo superficilmente quasi alla stregua di una predisposizione al masochismo.
Per il resto, film consigliatissimo.


Voto:





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