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giovedì 29 luglio 2010

Il Profeta

Anno: 2009
Regia: Jacques Audiard
Interpreti: Tahar Rahim

Prima di andare a vederlo, leggendo qua e là di questo film, ho avuto come la sensazione che si trattasse dell'ormai classica storiella romanzata del cattivo-più-fico-del-mondo che parte dal nulla e che pian piano diventa "qualcuno": tale filone ritengo abbia ormai perso d'interesse già da "qualche" lustro, soprattutto da quando ai ritratti delinquenziali spesso ironici e di tanto in tanto giocosamente leggeri di un certo Scorsese, si sono aggiunti troppi tentativi di emulazione che, al contrario, prendendosi troppo sul serio hanno finito spesso per scadere nel ridicolo.
Errore mio.
Fin dai primissimi fotogrammi si intuisce che "Il Profeta" è diverso, anche se in un modo difficilmente definibile...è una sensazione strana: presente quando si dice che nei film si vede la violenza perché è la realtà stessa ad essere violenta? Ecco, io ritengo tale affermazione di un qualunquismo schifosamente superficiale, teso a giustificare qualsiasi porcata passi su uno schermo cinematografico, partendo da certe forme di iperrealismo fine a se stesso fino ad arrivare ad action-movie di bassa lega, farciti di atrocità-crimini-torture che più finti non si può...questo film è diverso perché riesce ad essere realista senza imboccare la facile scorciatoia del mero realismo: Audiard è secondo me eccezionale nel conservarsi quei piccoli spazi espressivi (sia a livello narrativo che visivo) che una rappresentazione nuda e cruda della realtà altrimenti non concederebbe, eppure riesce a farlo senza mai deragliare nel "romanzesco". Molti sarebbero in grado di estrapolare da uno studio di ben 4 anni sulle dinamiche sociali carcerarie un film d'impatto e di denuncia come questo; pochi, secondo me, sarebbero in grado di farlo così.
I personaggi principali, tutti, bucano lo schermo; il protagonista Malik semplicemente esiste. La narrazione, seppur concedendosi ampie pause e rallentamenti (150' per un film rimangono una durata "importante"!) riesce, nel complesso, a coinvolgere. Ho inoltre apprezzato la tetra e decisamente fredda fotografia -del resto la storia si svolge per gran parte all'interno di un carcere- e la verosimiglianza volutamente curata nelle scene di violenza, particolare che contribuisce a mantenere l'opera non contaminata dai fastidiosi cliché cui ho fatto cenno in apertura. Unica pecca forse la totale mancanza di momenti introspettivi, una mancanza che comunque ci sta alla grande: enorme sarebbe stato il rischio, visto il tema dell'opera, di scadere nella retorica...probabilmente il regista non ha voluto osare ed io mi sento di dargli ragione: il gioco non sarebbe valso la candela.
Nel complesso ritengo "Il Profeta" decisamente un bel film, uno dei più belli visti al cinema negli ultimi anni.

Voto:


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