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sabato 17 ottobre 2009

Into the Wild

Anno: 2007
Regia: Sean Penn
Interpreti: Emile Hirsch, William Hurt

Chi sceglie di raccontare una vicenda realmente accaduta, parte sempre con l'alibi di una trama prestabilita, fondata su premesse necessariamente verosimili ed orientata verso un finale già scritto, già deciso, già "successo". Domanda legittima che però rimane da farsi (e da fare) per chi si trova di fronte ad opere del genere, è un unico e grave "perché": perchè raccontare proprio quella storia, e perché raccontarla così.
Il film narra la vicenda di un giovane americano di famiglia borghese che, finiti gli studi, decide di abbandonare l'inquietante prospettiva d'una vita piatta, consumista e benpensante, partendo alla ricerca di un "senso" più profondo da dare alla propria esistenza: sarà l'inizio di un viaggio che durerà più di due anni tra Stati Uniti, Messico ed Alaska.
Niente di nuovo, verrebbe da pensare, mentre di fatto ci si ritrova spettatori confusi di un'odissea che non si sa se aborrire per la tremenda banalità del suo dipanarsi, o rispettare per il semplice mero fatto d'essere estremamente "vera".
Certamente non aiuta ad emozionarsi una regia che vive della bellezza dei suoi soggetti (paesaggi e colori mozzafiato, musiche apprezzabili), più che della eventuale capacità di valorizzarli a regola d'arte: su questo ha probabilmente ragione chi ha parlato di un'estetica da documentario del National Geographic, da video di Mtv.
Nel frattempo ci ritroviamo annoiati da certi interrogativi stereotipati e da alcuni barlumi di risposte che il film vorrebbe darci, con la sensazione che il protagonista (come chiunque) avrebbe tranquillamente potuto trovarli fissando il soffitto della propria camera, senza dover arrivare necessariamente "Nelle Terre Selvagge"; infine, un epilogo tragicamente intenso sembra una scorciatoia troppo facile per cercare d'emozionare.
Provando la sensazione di trovarci sospesi fra la storia di un'inutile ricerca, e l'inutile storia di una ricerca, effettivamente ci viene da mormorare...niente di nuovo.


Voto:

3 commenti:

  1. Sono il primo?

    Allora, "Tutto molto belllo" (da leggersi alla B.Pizzul), belle recensioni, almeno dei due film che ho visto, le altre le ho solo scorse rapidamente.Mi piace soprattutto la proprietà di linguaggio, sono convinto che io non sarei in grado di avvicinarmi a qualcosa di simile, nemmeno dopo un intenso labor limae.

    Mi permetto di fare due considerazioni, una è di carattere generale, l'altra è un dettaglio.

    Magari mi sbaglio, ma ho come l'impressione che sia nelle recensioni che nelle intenzioni dei recensori la ricerca della "bellezza artistica" in un film sia il primo e unico(?) scopo.A mio avviso il cinema è anche quello, ma non posso e non voglio mai trascurare la sua funzione di (potentissimo) strumento per comunicare idee, ideali, pensieri, convinzioni, analisi più o meno azzeccate della storia, della società e del mondo sociale in cui l'uomo vive.
    Il cinema come strumento per comunicare, sì forma d'arte, ma anche forte legame con il mondo da cui scaturisce e su cui (con bravura o meno, dipende dal regista.. :D )cerca di farci ragionare in maniera attiva e critica (Brecht anyone?).

    Butto là una brutale carrellata (così come mi vengono, al volo, alcuni capolavori, altri bei film, altri no) di pellicole/autori/generi in cui la forma d'arte e la "bellezza oggettiva" del film non possono prescindere dal messaggio che vuole lasciarci l'autore (messaggio che è poi l'anima del film a mio avviso, che la bellezza artistica può esaltare a dismisura ma di cui non può fare a meno).Quindi direi Metropolis di Lang, Il grande dittatore di Chaplin, La corazzata Potemkin, il neorealismo italiano, Ken Loach(!), Sostiene Pereira, ma anche cose recenti tipo I cento passi, Gomorra, Persepolis(!), Valzer con Bashir, La Zona, L'ospite inatteso(!)..e altri mille che ora non mi vengono in mente :(.Me ne recensite qualcuno? :D

    Riguardo al dettaglio, ho letto nelle recensioni più volte vocaboli come "perfezione","perfetto".
    Sarà che ai miei occhi il temine "perfezione" ha una connotazione largamente negativa, ma trovo che siano di una bruttezza rara, all'interno del testo(soprattutto se il resto è scritto bene..;) ).Che poi..cosa è la perfezione?Siamo sicuri che sia qualcosa di "bello"?io no, anzi..

    Ho finito :D

    ciaooo e buon lavoro!

    mc

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  2. Caro Mc, grazie per il commento!
    Per quanto riguarda la tua considerazione "di carattere generale", mi sento di poter dire -almeno a titolo personale- che effettivamente hai colto nel segno: io credo che ormai troppo sia stato detto e stato fatto dall'Uomo per riuscire a trovare un messaggio, un ideale, un concetto effettivamente nuovo e che meriti di essere veicolato ("comunicato", come dici tu), anche nel Cinema. Credo che la differenza ormai la faccia (quasi sempre, non sempre!) il modo in cui messaggi vecchi di secoli ci vengono trasmessi, e non i messaggi stessi da trasmettere -è la differenza che può intercorrere, che so, fra un'"Arancia Meccanica" ed un qualsiasi altro film dozzinale che pretenda di affrontare tematiche simili. Penso anche che un messaggio banale -come quello del film che ho recensito qui- trasmesso in modo esteticamente mediocre, renda semplicemente inutile l'Opera...al contrario, anche un non messaggio, una semplice emozione, un dettaglio trasmesso in modo apprezzabile può conferire valore (puramente estetico, questo lo ammetto!) ad un'Opera.
    Io credo che l'Arte (anche il Cinema in quanto Arte), rimanga fine a se stessa: se volessi conoscere la barbarie dell'uomo nuda e cruda guarderei il telegiornale, perché pipparmi Apocalypse Now?...non so se mi sono spiegato...
    Certo, ogni tanto salta fuori il genio che ha veramente qualcosa da dire (a livello di contenuto e non solo di forma), e allora tanto di cappello...ma siamo sul più unico che raro.
    Per quanto riguarda il termine "perfetto", io l'ho messo appositamente in corsivo, facendo riferimento ad un regista che, pur adottando tecniche "spurie" e non ortodosse, ci strizza l'occhiolino dicendoci "guardate che son capace a girare anche come "quelli veri"". Non a caso ho parlato di "tecnicamente" perfetto: la tecnica (secondo il significato più prettamente etimologico del termine) sicuramente può essere perfetta, a prescindere dal valore del prodotto che essa confeziona: per questo "bello" e "tecnicamente perfetto" a mio giudizio viaggiano su binari paralleli, su piani incommensurabili. Sull'uso di "perfezione" che invece ha fatto LaRicciola beh...ti potrà rispondere lei! ;)

    P.S. alcuni dei film che citi mi sono piaciuti molto, non mancherò di scrivere qualcosa a proposito!

    Ciao

    Panilson

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  3. Io non posso riconoscere un fine "divulgativo" nell'arte, perchè non scindo nella sua struttura un aspetto estetico sensu strictu da uno di significato: credo anzi che questi siano parte di una poetica unitaria.
    La domanda quindi, secondo me, non è "cosa ci vuol trasmettere il regista con quest'opera, bella o no", la domanda è "cos'è quest'opera", in termini di poetica: non c'è un core centrale di significato da sviluppare, grazie a tecnica e senso estetico, esiste un tutt'uno di forma e contenuto, esattamente come in poesia.

    Credo di avere spiegato il mio significato di "bello", posso risponderti ora riguardo a quel "perfetto" che hai criticato: una scena di un film lo è quando, nel viverla, mi ritrovo in uno stato di vuoto di pensiero, quando cioè le parole non hanno più senso di essere.
    E' un termine che io uso in un'accezione strettamente emotiva, quindi personale e più che discutibile.

    Riguardo ai titoli che hai citato, non vedo l'ora di recensire "Ladri di biciclette", "Stromboli terra di Dio" e "Valzer con Bashir", e di vedere almeno "Riff Raff" di Loach (è nella mia "to do list" da troppo tempo ormai), ma la mia proverbiale pigrizia ancora non me l'ha permesso! :)
    Ti ringrazio del commento e spero che avremo ancora modo, in futuro, di scambiare opinioni su una passione comune!

    LaRicciola

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