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venerdì 26 marzo 2010

Sherlock Holmes


Anno: 2009.
Regia: Guy Ritchie.
Interpreti: Robert Downey Jr., Jude Law, Rachel McAdams.

Non è cosa largamente risaputa che Sir Arthur Conan Doyle detestasse quel suo investigatoretto spocchioso, e che continuasse a scriverne pur di accontentare la gran fetta di popolino che si permetteva di reclamare, e a gran voce, nuovi misteri dipanati su carta stampata. Beh, io sono sicurissima che, dall'alto, dopo aver "goduto" di questo film, il buon baronetto se l'è risa proprio di gusto, nel vedere finalmente l'odiato personaggio, tanto più famoso di lui, ritratto così, un saputello antipatico, malvestito e dal ragionamento non troppo arguto.
Sherlock Holmes, nei periodi di forzata inattività intellettuale, entrava sì in uno stato di profonda depressione, ma non si sarebbe mai ridotto a rinchiudersi in una stanza al buio, nel disordine e nello sporco, ricoperto di stracci, come invece ci dà a vedere questa pellicola. Ma soprattutto, il suo genio era da imputarsi in primo luogo all'uso scientifico della logica, che in un ragionamento lascia ben poco all'azzardo. Le continue prove d'arguzia del personaggio di questo film, invece, sono semplicemente frutto dell'osservazione o del calcolo, e quindi in larga parte opinabili.
La caratterizzazione di Watson è pure peggiore: da collaboratore attento e devoto, è diventato sfrontato e stanco delle avventure vissute col maestro. Da fedele discepolo a balia irrispettosa, al massimo incuriosita dal fascino dell'investigazione.
Venendo alla regia: non mi ha convinta, essendo un po' troppo da film d'azione, con poco gusto e misura. Orrende le scene di ralenti, cito quella della scazzottata del protagonista con l'energumeno, nella quale, come in un videogioco, Sherlock Holmes calcola a velocità supersonica il colpo da inferire e la prognosi di questo. Nemmeno i dialoghi, in generale, mi sono troppo piaciuti. E' la classe degli scritti originali che manca totalmente a questo film, mentre si ritrova zeppo di "commercialate", citazioni forzate prese un po' qui un po' là, messe in campo per entusiasmare il pubblico pagante.
Carina (non bella) invece la trama, sviluppata intorno al tema del soprannaturale, caro a Sir Arthur Conan Doyle, che lascia qualche vuoto narrativo, che comunque Guy Ritchie riesce a non far stonare, con il preciso scopo di riempirli in un sequel.
Molto buone le recitazioni.
QUASI promosso.


Voto:






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