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domenica 11 aprile 2010

Departures


Anno: 2008
Regia: Yojiro Takita
Interpreti: Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue

Fallita l'orchestra di Tokyo nella quale suona il violoncello, Daigo, disoccupato, farà ritorno con la moglie Mika al suo piccolo paese d'origine, dove il destino gli offrirà un nuovo lavoro molto particolare: il "tanatoesteta" (colui che prepara i morti alla crematura/sepoltura). Sarà l'inizio di un percorso che, fra mille difficoltà sociali e coniugali, lo porterà a scoprire una vera vocazione, nonché a rimarginare antiche ferite del passato legate alla sua vita familiare.
E' sempre difficile dare un giudizio equilibrato su pellicole che, pur provenienti dal lontano oriente, riescono a trovare spazio sui nostri schermi e, come questa, addirittura a meritarsi un oscar come miglior film straniero...si ha sempre la sensazione che esse giochino al limite fra la messa in scena e la celebrazione di una cultura tanto lontana, ed un contemporaneo tentativo di compiacimento dei canoni della grande distribuzione occidentale: chi, come il sottoscritto, non gode di profonda conoscenza della tradizione nipponica, fa sempre fatica a scorgere tali confini. Le difficoltà aumentano ovviamente in casi come questo, quando entrano in gioco anche pregiudizi culturali legati al passaggio dalla vita alla morte, al culto dei morti, alla superstizione ed al destino vocazionale.
Ad ogni modo, così a caldo, sento di poter dire che questo "Departures" sia un film molto carino: un giusto e proporzionato mix di drammaticità, riflessione e, perché no, umorismo grottesco, quest'ultimo a riequilibrare perfettamente i tempi della trattazione di una materia altrimenti troppo pesante. Forse un po' lento e prosaico il finale, quello sì decisamente occidentale, anche se comunque accettabile nel momento in cui evita di scadere nella retorica. Di gradevolmente "giapponese" troviamo invece la recitazione, soprattutto quella dei due protagonisti, a tratti quasi caricaturale, ma comunque di discreto livello.
Da parte sua, il regista si limita invece a svolgere il compitino senza lasciare segni particolari, il che non sempre è necessariamente da considerarsi un torto.

Voto:




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