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sabato 3 aprile 2010

eXistenZ


Anno: 1999.
Regia: David Cronenberg.
Interpreti: Jennifer Jason Leigh, Jude Law, William Dafoe.

Sul finire del ventesimo secolo e cavalcando l'onda di uno dei più clamorosi falsi allarmi della storia (leggi Millennium Bug), spuntavano come funghi pellicole incentrate sul rapporto uomo-tecnologia, realtà reale vs. realtà virtuale etc. In particolare, l'overrated "Matrix" dava linfa al filone introducendo una nuova generazione di effetti speciali ed accaparrandosi la definizione di cult-movie del genere, oscurando tutta una serie di pellicole secondarie, ma spesso assolutamente degne di nota, tra cui questo "eXistenZ".
Il film prende il nome dal prodotto ideato dalla sua protagonista femminile, Allegra Geller: un nuovissimo videogioco che si configura come una realtà virtuale il più possibile completa, sempre diversa e modificabile a seconda di chi ci sta giocando; eXistenZ è un'esperienza talmente forte e realistica, da portare a volte i giocatori a confondere i diversi piani della realtà nei quali si troveranno ad interagire.
Ben cosciente che la mia personale passione per certi videogiochi e per alcune sfumature della poetica di Cronenberg potrebbe portarmi a sopravvalutarlo, ritengo comunque che il valore di eXistenZ, insito nell'introduzione (o rispolvero) di certe tematiche e soprattutto nel modo di affrontarle, sia a tratti da considerarsi assoluto ed oggettivo. Forse, ciò che "frega" questo film in partenza è quel suo porsi come prodotto apparentemente confezionato per un pubblico di pseudo-nerd o gamer un po' cresciutelli -in questo senso non aiuta la scelta di un cast sicuramente giovanile (anche se di ottimo livello) ed una campagna promozionale che è quanto di più lontano dal film d'autore si possa immaginare (il trailer originale la dice lunga a proposito...).
Eppure, nonostante sia in definitiva un thriller dalla trama assolutamente avvincente (e già consigliatissimo solo per quella), eXistenZ presenta spunti etici davvero interessanti, affrontati con la solita grande creatività visionaria dal regista de "La Mosca", il quale ha anche il merito di non limitarsi a mostrarci un certo tipo di realtà (o irrealtà?) in maniera del tutto a-critica ed a-valutativa, ma di riuscire a farci capire in ogni momento da che parte sta, anche se mai in maniera invadente o moralista: credo che questo sia un punto a favore del regista canadese, soprattutto in un momento cinematografico come quello che viviamo ora, nel quale molti autori, vecchi e nuovi, si concedono spesso di far passare sul grande schermo di tutto, rifiutandosi contemporaneamente di schierarsi e di dare un giudizio in prima persona su quello che ci stanno mostrando.

Voto:



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